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Le nostre 5 risposte sul mercato azionario asiatico

Insight
21 September 2022 |
Active ESG
Incontriamo Jonathan Pines, portfolio manager di Federated Hermes Asia ex-Japan Equity Fund, per discutere delle opportunità offerte dall’Asia e dei motivi per cui gli investitori dovrebbero prendere in considerazione quest’area nell’ambito del loro portafoglio.

D: Per quale motivo gli investitori dovrebbero prendere in considerazione l’Asia come parte del loro portafoglio complessivo?

R: L’Asia rappresenta una parte considerevole del mondo, con 2 miliardi di persone solo in Cina e in India. Al contempo, è un’area eterogenea che comprende diversi mercati secondari, tutti con caratteristiche proprie. La peculiarità degli investimenti in Asia consiste nelle ottime opportunità di investimento che questa regione è in grado di offrire.  È sufficientemente diversificata da avere Paesi prevalentemente “growth” o prevalentemente “value”; regioni con differenti sistemi politici ed economici, paesi in cui le società pagano dividendi elevati rispetto agli utili e Paesi con bassi indici di payout. Non bisogna dimenticare i diversi aspetti geopolitici. Pertanto, se un particolare mercato dovesse risultare costoso (perché le sue caratteristiche sono favorevoli), si tende a trovarne un altro interessante (perché le sue caratteristiche sono diventate meno appetibili). Per noi, ciò significa che vi sono sempre opportunità di investimento. Al contempo, è un’area meno efficiente rispetto alla maggior parte dei mercati sviluppati, premiando la selezione bottom-up dei titoli.

D: Quali sono i rischi principali che gli investitori devono prendere in considerazione per quanto riguarda l’Asia?

R: I rischi sono numerosi e ogni singolo Paese della regione tende ad avere dei rischi associati. Prendiamo l’esempio della Cina. Uno dei rischi principali è rappresentato dalle tensioni con gli Stati Uniti. Passiamo quindi alla Corea, dove ci si confronta con i rischi di tensioni nella penisola. L’aspetto da sottolineare è che questi rischi cedono anche il passo a delle opportunità perché spesso il sentiment diventa tanto negativo in alcune aree da generare volatilità. Va detto che il rischio è spesso “binario” e che le previsioni negative potrebbero realizzarsi. Tuttavia, le valutazioni azionarie sono spesso penalizzate in maniera eccessivamente severa in proporzione alle probabilità. Al momento la Cina è interessata da una fortissima negatività. Sebbene vi siano rischi evidenti, a nostro avviso, questi sono stati più che scontati e hanno dato origine a opportunità di acquisto di società interessanti a un prezzo conveniente.

D: Prevede che la volatilità in Asia resti elevata in futuro?

R: Considerato che questa regione tende a essere rischiosa, la volatilità propende a essere più elevata rispetto al resto del mondo. Sul piano geopolitico mondiale si evidenzia un forte fermento che ha contribuito all’aumento della volatilità, ma considerato che al momento è tanto elevata, mi aspetto che scenda nel breve termine dopo aver toccato i suoi massimi storici. Per noi, la volatilità non rappresenta un fattore negativo perché un mercato volatile offre maggiori opportunità di un mercato tranquillo.

D: Al momento intravede opportunità in Cina?

R: Considerato che questa regione tende a essere rischiosa, la volatilità propende a essere più elevata rispetto al resto del mondo. Sul piano geopolitico mondiale si evidenzia un forte fermento che ha contribuito all’aumento della volatilità, ma considerato che al momento è tanto elevata, mi aspetto che scenda nel breve termine dopo aver toccato i suoi massimi storici. Per noi, la volatilità non rappresenta un fattore negativo perché un mercato volatile offre maggiori opportunità di un mercato tranquillo.

D: Può descriverci la vostra filosofia di investimento?

R: La nostra filosofia consiste nell’acquistare titoli convenienti rispetto al loro valore e non abbiamo problemi ad acquistare società di qualità inferiore. Ad esempio, saremmo comunque felici di acquistare una Ferrari a 50.000 dollari quanto di acquistare una Ford da 5.000 dollari: entrambi sono ottimi “affari”. Non abbiamo problemi di scelta tra le due. Inoltre, siamo investitori “contrarian”, vale a dire che il nostro approccio è di carattere opposto al consenso prevalente. Spesso i titoli che acquistiamo presentano valutazioni interessanti perché il flusso di notizie che li riguarda di recente è stato negativo e le società hanno sottoperformato. Uno degli aspetti chiave che caratterizza gli investitori contrarian è la mentalità che prepara a intuire il comportamento degli altri, a interrogarsi sempre riguardo a ciò che potrebbe funzionare e a chiedersi se gli investitori sono diventati troppo pessimisti (oppure troppo ottimisti). Il nostro processo è concepito per selezionare titoli che, per qualsiasi motivo, sono diventati meno appetibili ma che, a nostro avviso, sono stati “eccessivamente penalizzati”.

A fronte di investimenti in circa 50 società, potremmo anche descrivere il processo come high convinction, con i 10 principali titoli che rappresentano circa il 40% del portafoglio. A nostro avviso questo è il numero giusto e quello che ci offre la possibilità di sovraperformare, ma al contempo evita un rischio di concentrazione eccessivo.

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